La Fama

La fama è il modo in cui il proprio personaggio sia conosciuto, indipendentemente o no dalla natura delle proprie azioni o volontà, dalla maggior parte delle persone. Ogni fama è a sé, modellata sul percorso fatto ON game dal personaggio in oggetto, e può andare oltre gli intenti del proprio pg (esempio, “Tiziano il Codardo” si è consegnato al nemico solo per salvare la sua armata da morte certa, così come “Lucia la Caritatevole” fa beneficenza unicamente per un tornaconto politico, non importandosene affatto del benessere degli ultimi). Si può anche comprendere quanto non sempre la fama corrisponda alle vere abilità del pg (un eccelso poeta, che però tiene nascoste le sue opere nel cassetto per timidezza, non sarà mai conosciuto come tale, al contrario di un illetterato che, pagando profumatamente un capace ghost writer, pubblicherà meravigliosi sonetti a proprio nome).

La fama, inoltre, per quanto sembri pleonastico, è bene precisare che sia strettamente legata alle azioni note e certe del personaggio, ossia a quelle azioni riconducibili, a torto o a ragione, alla sua persona. Snocciolando un altro esempio, il pg assassino che uccide una baronessa nel cuore della notte, ma che non lascerà alcun indizio a lui riconducibile e farà sì che il di lei figlio sia accusato di matricidio, non avrà alcuna fama di letale omicida, a differenza dell’innocente baronetto, che sarà marchiato come efferato criminale. Parafrasando, dunque, una consuetudine del mondo delinquenziale, “se di lui hai sentito parlare, vuol dire che non sia così bravo nel suo lavoro”: avere una fama non è necessariamente un “certificato di pregio” o di conclamata abilità.

La fama, puntualizziamo, è assegnata al personaggio a unica e insindacabile discrezione della gestione, che prenderà in esame più avvenimenti e l’effettiva congruità delle azioni analizzate; bisogna chiarire che (badate bene!) non esisterà fama da background: ogni reputazione, buona o cattiva che sia, andrà guadagnata sul campo.

La disciplina del soprannome autoassegnato (pratica millenaria nel gdr) viene, immancabilmente, a scontrarsi col concetto di fama ed è bene, perciò, per concludere il discorso, spendere qualche parola in proposito. Sebbene non si voglia proibire del tutto l’uso dell'affibbiare un nomignolo o un epiteto al proprio personaggio, è opportuno disciplinarlo per evitare situazioni al limite dell’assurdo (e del ridicolo, purtroppo). Vi sarà la più libera fantasia per quanto riguarda i soprannomi dichiaratamente autoassegnati almeno in OFF game (“borioso come pochi, Tizio si fa chiamare “l’Arciere Splendente”, millantando che tale riconoscimento gli sia stato dato da una principessa perdutamente innamorata di lui”), mentre per quelli ricevuti ci si potrà muovere unicamente nella sfera dei soprannomi evidenzianti difetti o menomazioni, anche in maniera ironica (“il Guercio”, “lo Sporco”, “il Nasone”, “il Monco”, “il Ballerino” per pg zoppi, “il Bello” per pg oltremodo brutti, eccetera). Tutti quei soprannomi negativi, ma con sottili rimandi a trascorsi eccessivamente “interessanti” (“lo Spietato”, “il Crudele”, “il Sanguinario”…) e tutto lo spettro dei soprannomi positivi, invece, sono inderogabilmente vietati e qualunque difformità sarà disciplinata dalla gestione, la quale si riserverà, comunque, l'ultima parola sulla validità o meno dell'epiteto.