Guida alle Azioni e alle Armi
Arco Balestra Balestra a Martinetto Pistola a Ruota Archibugio

NB: Tutte le azioni prendono in considerazione un tiratore destrimano. Le azioni di esempio si limitano ai movimenti ed alle azioni necessarie all'utilizzo dell'arma descritta. Eventuali descrizioni secondarie non sono previste e lasciate alla totale discrezione del giocatore.

ARCO
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Il corretto utilizzo dell'arco prevede che l'azione con la quale l'arciere si prepari al tiro e scocchi sia divisa in due azioni, una per turno.
La prima azione prevede che l'arciere impugni l'arco, provveda ad incoccare la freccia e metta in tensione la corda, preparandosi dunque a scoccare.
La seconda invece prevede l'utilizzo vero e proprio. In questa il tiratore dovrà prendere la mira sul bersaglio designato e scoccare la freccia.

AZIONI AL PRIMO TURNO:
-Prendere freccia dalla faretra
-Incoccare
-Tendere

AZIONI AL SECONDO TURNO:
-Mira
-Tiro

ESEMPIO DI AZIONE SCORRETTA
“Adocchia il bersaglio, seguendolo con lo sguardo per poterne intuire la direzione. Indi si prepara al tiro, sfilando una freccia dalla faretra. La mancina stringe sull'impugnatura dell'arco, mantenendolo ben saldo, mentre la destra provvede a far incastrare la corda nella cocca della freccia stessa. Il listello di legno poggia sull'indice della mancina serrata attorno all'arco. Con gli occhi continua a seguire il bersaglio che si è scelto e al contempo solleva l'arco. Il braccio sinistro si solleva fino all'altezza della spalla, non completamente teso. Il pugno chiuso intorno all'impugnatura idealmente sulla stessa linea del centro del petto. Braccio destro piegato, con il gomito che si tiene basso. La freccia viene mantenuta per la cocca, stretta tra le dita indice e medio della mano destra. Il busto, dalla posizione dritta e frontale, ruota in senso orario fino ad offrire una visuale di tre quarti, dove la spalla sinistra risulterà più avanzata della gemella che di contro arretra. Il braccio sinistro si mantiene rigido, non spostandosi dalla posizione assunta, mentre il destro segue la rotazione del torso. Tenendo sempre le dita strette attorno alla cocca, mette in tensione la corda dell'arco. I flettenti si piegano all'indietro fino al punto massimo di distensione della corda stessa. Tiene l'occhio sinistro socchiuso, utilizzando il destro per focalizzare la vista sul bersaglio. Cerca un po' di anticipo, essendo che quello si muovendo, per provare a colpirlo al petto. Non appena sarà sicuro, allargherebbe le dita che trattengono la cocca della freccia, mollando al contempo la presa sulla corda. Liberi, i flettenti scattano in avanti per tornare alla posizione originaria. La corda segue i movimenti dei flettenti, spingendo avanti la freccia che se ne distacca, volando in direzione dell'avversario.”

ESEMPIO DI AZIONE CORRETTA
TURNO 1
“Tiene la mano mancina saldamente serrata sull'impugnatura del suo arco, mantenuto al momento basso, con la corda che poggia al limitare dell'avambraccio. Appena chinato in avanti, la gamba sinistra poco più avanzata rispetto alla destra, posta larga quanto le spalle. Alla ricerca di un nuovo bersaglio con gli occhi, si sofferma sulla figura di un fante. Lo tiene costantemente sott'occhio, mentre la mandritta si allunga verso la faretra per recuperare da essa una freccia. Strettala fra le dita, poggia la parte del listello di legno immediatamente successiva alla punta sopra l'indice della mancina, sul lato destro dell'arco. La cocca viene incastrata nella corda, mantenuta stretta tra indice e medio della mandritta. Tenendo salda la presa tanto sull'arma quando sulla freccia, si appresta a sollevarlo per mettere quest'ultima in traiettoria di modo da colpire il bersaglio designato. Nel contempo, mentre solleva l'arco, distende il braccio sinistro in avanti fino quasi al limite massimo. Il destro viene invece richiamato indietro, con la mano che si dirige verso il viso. Questa si ferma appena sotto lo zigomo destro, il capo mantenuto dritto mentre il torso ruota in senso orario fino a far porre lo stesso di tre quarti, con la spalla sinistra più avanzata rispetto alla gemella.

TURNO 2
Con ancora sott'occhio il bersaglio, s'appresta al tiro. Socchiude l'occhio sinistro per meglio regolare la mira con il solo ausilio dell'altro. Mantiene lo sguardo sulla punta della freccia, cercando un poco più di anticipo rispetto al bersaglio, visto che è in movimento. Dunque mira qualche centimetro più a destra della sua reale posizione, spostando la mira di pari passo con l'incedere dell'avversario. Cerca come bersaglio il petto, tenendo l'arco all'altezza dello stesso. Sicuro, rilascia la cocca della freccia. I flettenti, piegati a seguito della tensione della corda, scattano in avanti per tornare alla posizione originaria. Quando la corda tornerà ad essere dritta, la cocca si distaccherà da questa, saettando in direzione del bersaglio prescelto.


BALESTRA
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Il corretto utilizzo della balestra prevede lo spezzettamento dell'azione per il suo utilizzo in tre parti, una per turno.
La prima azione prevede il caricamento dell'arma stessa, con la tensione della corda ed il posizionamento della quadrella nell'alloggiamento.
La seconda azione prevede la mira al bersaglio scelto.
La terza azione prevede lo scocco della quadrella.

AZIONI AL PRIMO TURNO:
-Fermare l'arma a terra infilando il piede nella staffa
-Usare il crocco per tendere la corda
-Prendere la quadrella e incoccarla

AZIONI AL SECONDO TURNO:
-Mira

AZIONI AL TERZO TURNO:
-Tiro

ESEMPIO DI AZIONE SCORRETTA
Poggia l'arma a terra, con la staffa che si puntella nel terreno e la mano destra serrata attorno al teniere. Nella staffa infila il piede destro, caricando sulla punta tutto il peso per tenere l'arma ferma. La mancina intanto recupera il crocco, ponendo la biforcazione ferrea dell'attrezzo a cavallo della parte superiore del teniere, con gli uncini che arpionano la corda. La destra và poi a mollare la presa sull'arma, aggiungendosi alla sinistra sul crocco. Il busto viene sollevato, le braccia richiamate indietro per far leva sul crocco di modo da mettere in trazione la corda fino a farla agganciare al noce. Fatto questo, il crocco viene rinfilato nel cinturone dalla mancina, mentre la destra torna a stringere sul teniere dell'arma, sollevandola. L'impugnatura dell'arma viene posta sotto l'ascella, sfruttando questa e la mano spostata più in prossimità dell'arco per tenerla dritta. La sinistra andrebbe ora a prendere il quadrello, posizionandolo nell'alloggiamento apposito, nella scanalatura dell'arma e spingendolo indietro fino a che la cocca del dardo non sia praticamente arrivata a fine corsa. La stessa mano usata per caricare verrebbe poi mandata a sostenere l'arma, sostituendo la destra che intanto scorre fino all'impugnatura. Il calcio verrebbe fissato nell'incavo della spalla, la mancina serrata al limitare del teniere sotto l'arco. Il pollice destro poggerebbe sulla parte superiore, l'indice e il medio si soffermano sulla chiave, con il secondo dito pronto a premervi per azionare il meccanismo. Le due rimanenti appena poggiate sul legno. Inclina appena la testa verso destra, ponendo l'occhio in linea con il dardo mentre il sinistro viene socchiuso, per facilitare la presa della mira sul bersaglio designato, ovvero la testa dell'avversario. Lo sguardo fissato sulla punta del dardo stesso, che cercherebbe di venire allineato il più precisamente possibile all'obiettivo. Lo segue per qualche secondo, prima di esercitare con il medio pressione sulla chiave e scoccare dunque la quadrella. Scattando il meccanismo, la corda si solleva dal noce e, non trovando più ostacoli, scatta in avanti a seguito del ritorno in posizione dei flettenti dell'arco, facendo partire il dardo.

ESEMPIO DI AZIONE CORRETTA
TURNO 1
L'arma poggia sul terreno, perpendicolare a questa con la staffa che poggia direttamente a terra. La destra mantiene l'arma dritta, serrando la sua presa sul teniere. La mancina intanto dirige al cinturone per recuperare il crocco, la cui parte biforcuta verrà posta a cavallo della parte superiore dell'arma, con gli uncini che andranno ad arpionare la corda. Messo in posizione, le gambe vengono accostate e premute l'una contro l'altra, con l'estremità del calcio che poggia direttamente fra queste. Il piede destro viene infilato nella staffa e tutto il peso caricato sulla punta per mantenere l'arma fissa a terra. Entrambe le mani ora andranno a far presa sul manico del crocco, sinistra sopra e destra sotto. Il busto, da piegato, viene rimesso eretto e le braccia richiamate indietro. La forza esercitata sul crocco farà arretrare la corda e piegare i flettenti. Questo fin quando la corda stessa non andrà ad incastrare nel noce, rimanendo in tensione. Rimesso via il crocco, la mancina libera andrebbe ora a recuperare un dardo mentre la destra torna a sorreggere l'arma dal teniere. Dalla parte inferiore, a circa metà della lunghezza complessiva. Questo per sollevarla e tenerla ora dritta pù o meno parallela al terreno mentre il dardo viene posto in alloggiamento nella scanalatura dell'arma. La cocca viene spinta fino a fine corsa della scanalatura stessa.

TURNO 2
Caricata la balestra, gli occhi si sollevano alla ricerca di un bersaglio contro cui dirigere il tiro. Trovatolo in un fante avversario in avanzamento, la mancina va a posizionarsi nella parte inferiore del teniere, vicino al termine dello stesso, sotto l'arco dell'arma stessa. La mandritta scivola indietro lungo l'impugnatura, così che le dita possano raggiungere la chiave della balestra. Il palmo preme contro il lato del teniere, il pollice poggia nella parte superiore incurvata. Il dito medio si sofferma sulla chiave stessa mentre anulare e mignolo vanno invece a poggiare contro il legno poco dietro la stessa. Il calcio viene poggiato nell'incavo della spalla, premuto un po' contro di essa per assicurare maggiore stabilità durante la fase di mira. Il capo viene appena inclinato verso destra così da mettere l'occhio dalla stessa parte quasi in linea con il dardo. Il sinistro viene socchiuso mentre il gemello punta al termine del dardo stesso. La gamba sinistra viene avanzata di un mezzo passo rispetto alla destra, mantenuta leggermente flessa al pari della destra arretrata. busto appena inclinato in avanti. Da questa posizione, cercherebbe di direzionare il tiro verso la testa del nemico che si avvicina, ponendo il dardo in linea con la stessa.

TURNO 3
Segue per qualche momento il bersaglio, assicurandosi che non cambi direzione e cercando di mantenervi sempre più fissa possibile la mira. Assicuratosi della sua posizione, scocca. Il medio preme sulla chiave della balestra. La pressione attiva il meccanismo che spinge verso l'alto un piccolo piolo metallico che va a far sollevare la corda. Questa si alza sotto la spinta ricevuta ed infine, quando arriva al limite del noce, scatta in avanti. I flettenti che tornano alla loro posizione originale danno più energia alla spinta che la corda esercita sulla cocca del dardo, facendolo saettare in avanti seguendo la scanalatura fino alla fine della corsa e poi direttamente verso il bersaglio.


BALESTRA A MARTINETTO
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Essendo la balestra a martinetto più potente, risulta anche più lungo il tempo di caricamento. Questo avviene mediante l'azionamento manuale di una manovella posta sulla parte superiore del teniere dell'arma, un meccanismo che non costringe l'utilizzatore a tendere la corda con l'utilizzo del crocco, essendo quasi impossibile caricarla in questo modo dato l'enorme libbraggio rispetto ad una normale balestra. E' il martinetto stesso che, tramite l'azionamento della manovella, fa leva sul crocco e mette in tensione l'arma.
L'utilizzo della balestra a martinetto prevede la divisione delle azioni necessarie alla carica, alla mira ed al fuoco in quattro parti, una per turno.

AZIONI AL PRIMO TURNO:
-Fermare l'arma a terra infilando il piede nella staffa
-Tensione della corda con il martinetto

AZIONI AL SECONDO TURNO:
-Incocco quadrella

AZIONI AL TERZO TURNO:
-Mira

AZIONI AL QUARTO TURNO:
-Tiro

ESEMPIO DI AZIONE SCORRETTA
Poggia la staffa posta in cima all'arma sul terreno, infilandovi la punta del piede sinistro dentro e caricandovi su tutto il peso per tenerla maggiormente fissa ad esso. La inclina appena indietro, facendola poggiare sulla gamba sinistra di poco avanzata, continuando a sostenerla dal teniere con la mano destra. La mancina avanza verso la leva che aziona il martinetto, stringendone il pomo fra le dita e prendendo in seguito a muoverla con moto circolare in senso antiorario. Muscoli tesi e rigidi, per imprimere maggiore forza possibile a quel movimento. E' avvertibile la resistenza che la corda fa alla trazione a cui è sottoposta, anche per merito dei flettenti. La corda continua a venir tesa, richiamata verso il noce dai crocchi posti ai lati del teniere che la sostengono fino a che non si incastra e la resistenza viene meno, annunciando così la completa tensione. La mancina si distacca ora dalla leva per andare a recuperare un dardo mentre la mandritta agisce più serratamente sull'impugnatura dell'arma, sollevandola e ponendola parallela al terreno. Il dardo viene inserito nella scanalatura, spinto lungo di essa finché la cocca non arriva al limite del noce. La stessa mano che lo ha caricato passerebbe poi sotto al teniere, in prossimità della cima di questo, per sostenere meglio il peso della balestra. La mandritta scivola in avanti, con il pollice che da sopra esercita pressione verso il basso, indice disteso sul lato del teniere e medio che si ferma sulla chiave. Le altre due dita poggiano leggere poco dietro di esso. Il calcio viene poggiato nell'incavo della spalla, ben premuto contro di esso. Il capo si inclina verso destra per allineare l'occhio alla punta della balestra e direzionandola contro il bersaglio. Lo segue qualche momento, prima di premere sulla chiave, facendo scattare verso l'alto il piolo metallico che spinge all'insù la corda fino al limite del noce. Non più trattenuta da questo, scatta in avanti maggiormente favorita dai flettenti che tornano verso la loro posizione originaria. Tutta l'energia del tiro si scarica sul dardo, facendolo schizzare rapidamente lungo la scanalatura della balestra finchè non completerà la corsa, saettando verso il nemico.

ESEMPIO DI AZIONE CORRETTA
TURNO 1
Poggia direttamente a contatto con il terreno la staffa posta in cima all'arma. La punta del piede sinistro si solleva appena, consentendo così alla stessa di entrare all'interno di detta staffa. Appoggiatala a terra, vi carica sopra la maggior parte del peso corporeo così da assicurare stabilità all'arma. Appena inclinata all'indietro, a poggiare direttamente sulla gamba sinistra avanzata. Chino in avanti, la mancina andrebbe ad afferrare il pomo della leva d'armamento del martinetto, stringendovi saldamente la presa con le dita. Incentrando maggiormente la forza su quel braccio, lasciando la mano destra a reggere l'arma dal teniere, prende a muovere la leva con moto circolare in senso orario. Gli spuntoni del crocco, agganciati direttamente alla corda con la biforcazione che si accavalla al teniere, vengono tirati indietro dal meccanismo d'armamento. Chiara e forte la resistenza che questa fa, visto l'enorme potenza dell'arma. I flettenti dell'arco si piegano ad ogni nuovo giro completato che mette sempre più in tensione la corda che alle due punte si aggancia. Questa viene tirata sempre più in direzione del noce, in cui si và ad incastrare terminata la carica. La leva stessa diventerà sempre più dura da azionare man mano che la corda si avvicina al punto d'incastro, bloccandosi quando vi sarà giunta.

TURNO 2
Bloccata la corda sul noce, la mandritta si spingerebbe più avanti nella parte inferiore del teniere afferrandolo saldamente a metà di questo. La mancina andrebbe distaccandosi dal pomo della leva d'armamento del martinetto invece, dirigendo verso la sacca da cui recupererebbe una quadrella. L'arma viene sollevata, il calcio posto sotto l'ascella ed il braccio successivamente serrato contro il corpo per aiutare a trattenerlo in quella posizione. La mandritta verrebbe dunque levata, per portare l'arma parallela al terreno più o meno. Tenendola ferma in questa posizione con la destra, la mancina porterebbe la quadrella ad infilarsi nella scanalatura della parte superiore del teniere, spingendo il dardo fino al limite più arretrato dello stesso fino a quando la cocca non arriva a fine corsa, puntellandosi sul finale e quindi sul noce.

TURNO 3
Completato il caricamento dell'arma e l'inserimento del dardo nella scanalatura, porta dunque lo sguardo a sollevarsi dalla testa per puntarsi sul bersaglio designato. Il braccio destro continua a rimanere serrato contro il corpo con forza, aiutando nel sostenimento del peso della balestra mentre la mancina và ora a portarsi all'estremità più avanzata nella parte inferiore del teniere, avvolgendovi saldamente le dita intorno. Assicuratosi della presa, allungherebbe il braccio in avanti mentre il destro si distacca la distanza necessaria a far scorrere il calcio in avanti. La mano destra smette di trattenere sul centro, scivolando lentamente in direzione della chiave. Giuntavi, il pollice andrebbe a porsi sulla stessa all'incirca a metà, il medio fermo sul finale mentre il pollice preme appena dall'alto, dalla parte superiore dell'arma. Le restanti due dita si poggiano leggere sulla struttura lignea. Solleva dunque la balestra, portando il calcio all'altezza della spalla destra e premendolo contro l'incavo della stessa. La testa si inclina appena verso destra, così da allineare l'occhio al margine avanzato dell'arma, usandolo come tacca di mira per puntare il proprio bersaglio. Si mantiene pronto al tiro mentre segue il bersaglio con lo sguardo.

TURNO 4
Entrambe le mani sono ferme sul teniere, una presa salda che consenta una forte tenuta sull'arma mentre viene puntata in direzione del bersaglio. La postura rilassata si irrigidisce di colpo quando, avuta la giusta visuale, il medio preme sulla chiave della balestra. Il piolo metallico si solleva, spingendo la corta verso l'alto fino al limitare superiore del noce. La tensione accumulata dalla corda, arrivata al limite, viene rilasciata in avanti. I flettenti scattano verso la loro posizione di partenza, accentuando la potenza nel tiro impressa sulla quadrella. Sospinta dalla corda lungo la scanalatura, la percorre con velocità. E' poco più d'una frazione di secondo quella che intercorre dal momento in cui viene sospinta a quello nel quale, finita la corsa, la quadrella saetta nell'aria in direzione del bersaglio.


PISTOLA A RUOTA
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Arma da fuoco portatile dal meccanismo di carica non molto complesso, ma piuttosto delicato. La ruota dentellata su cui sfrega la pirite, causando la scintilla che innesca la polvere, è azionata da un meccanismo a molla che si carica manualmente con l'utilizzo di una chiave. Non dev'essere caricato poco o la ruota ha poca corsa, ma nemmeno troppo o si rischia di ingripparlo. Così preciso e delicato che anche solo un granello di sabbia potrebbe inceppare la pistola.

L'esempio prende in considerazione una borra in semplice carta.
(Borra: stoppaccio in feltro da inserire tra la polvere e la pallottola all'interno della pistola per evitare la dispersione dei gas generati a seguito della combustione della polvere. La borra può anche essere fatta con la carta in caso di necessità, carta che avvolge la pallottola di modo da evitare eccessivi sballottamenti all'interno della canna o la fuoriuscita della stessa quando l'arma è riposta dentro la fondina.)

L'utilizzo della pistola a ruota prevede che l'azione sia divisa in 4 parti (2 per la carica, 1 per la mira, 1 per il fuoco), una per turno

AZIONI AL PRIMO TURNO:
-Carica del meccanismo della ruota di pirite con la chiave d'armamento
-Apertura scodellino
-Versamento della polvere da sparo nello scodellino
-Chiusura scodellino

AZIONI AL SECONDO TURNO:
-Versamento della polvere da sparo nella canna
-Inserimento della pallottola avvolta nella borra
-Recupero scovolo
-Pressione della pallottola verso il fondo della canna
-Estrazione scovolo

AZIONI AL TERZO TURNO:
-Abbassamento del cane
-Mira

AZIONI AL QUARTO TURNO:
-Fuoco

ESEMPIO DI AZIONE SCORRETTA
La nuvola biancastra del precedente sparo ancora aleggia intorno a lui mentre s'appresta a ricaricare l'arma. La mandritta rimane stretta intorno al calcio, con il taglio inferiore della mano posto appena sopra il pomo che ne delimita la fine. L'indice si mantiene invece disteso sul ponte dell'arma, lontano dal grilletto. Con la sinistra va a recuperare la chiave d'armamento, inserendone la punta nell'apposito incastro sul lato sinistro dell'arma e ruotandola in senso antiorario, Lo fa finché non sente la molla fare troppa resistenza, segno che più di così non è possibile caricarla. Dunque rimuove la chiave e la ripone. Riposta la chiave và alla ricerca del corno contenente la polvere nera, di cui verserà una piccola dose nel bacinetto posto vicino al tamburello e un altra nella canna. Fatto questo mette via anche il corno, prendendo una delle pallottole dalla sacca. La stringe per un attimo nella mano, così da far bene aderire la carta che la protegge, prima di infilarla nella canna. Non vi scorre perfettamente proprio per via dello spessore che quel piccolo foglio aggiunge. Dunque estrae lo scovolo dalla sua sede sotto canna, infilandone la punta dentro la stessa e spingendo giù, mano a mano, tutto il contenuto. Assicuratosi che pallottola e polvere si siano fermati sul fondo, ripone l'astina nella sua sede. Il pollice destro ora và a richiamare il cane e avvicinare la pirite alla ruota bloccata. Con la pistola oramai pronta al fuoco, stende il braccio destro in avanti. Steso, ma non ipersteso, rigido quanto basta per sostenere il peso dell'arma mentre prende la mira sul bersaglio. L'indice scorre lungo il ponte, la punta va a posarsi leggera sul grilletto attendendo il momento giusto per fare fuoco. Quando questo arriva, preme sul grilletto. Il dente libera dalla posizione di blocco la ruota dentellata cominciando a farla ruotare e sfregandola contro la pirite trattenuta dal morso del cane abbassato. La scintilla che si accende innesca la polvere nello scodellino aperto. Una delle scintille della pioggia che si sviluppa a seguito dello sfregare della pirite passa dal piccolo foro laterale della canna, avviando la combustione della polvere. Esplodendo, questa brucia in un colpo solo la carta che avvolge la pallottola e spinge quest'ultima verso l'uscita, dritta verso il nemico.

ESEMPIO DI AZIONE CORRETTA
TURNO 1
Mantiene ben stretta la pistola nella mano destra dopo lo sparo. Serrata contro l'impugnatura, taglio della mano a contatto con il grosso pomo in cui esso termina, l'indice solitario che si mantiene sul grilletto ancora tenuto premuto. La mancina libera dirige verso il cinturone, per recuperare la chiave d'armamento del meccanismo della stessa, con la punta a sezione quadrata. Incastra la stessa nel foro, dove entra perfettamente, esercitando la presa sulla chiave stessa con l'indice e il pollice che stringono la parte larga. La ruota in senso orario, lentamente, la molla che scatta sempre più in giù e la ruota dentellata che gira all'indietro. Continua a farlo fino a che non sente il meccanismo che comincia a fare resistenza, preannunciando che è vicino alla carica massima ottenibile. E termina in un secco scatto la carica, a seguito della quale il grilletto viene rilasciato così che il dente presente in cima allo stesso, nascosto dentro l'arma, vada a bloccare la ruota e dunque a fermare tutto il meccanismo in posizione di carica. La chiave viene estratta una volta che si è assicurato del completo bloccaggio e riposta. La mancina ora libera dirige verso il corno di polvere nera che porta appeso al collo, cadente davanti al centro del petto grossomodo all'altezza del plesso solare. Tutta la mano vi si serra intorno, solo il pollice lasciato libero per permettere la rimozione del beccuccio che lo chiude, impedendo alla polvere stessa di cascare. La protezione dello scodellino è ancora aperta da dopo lo sparo, quindi deve solo accostarvi il beccuccio del piccolo corno per riversare nello scodellino una piccola quantità di polvere nera. Il flusso dello stesso sarà breve, interrotto poi proprio dal pollice che corre a chiudere la bocca del corno, senza rimettervi il beccuccio ancora. La mancina, ancora serrata intorno a quello, spinge sulla protezione spostandola indietro per richiudere lo scodellino ed impedire alla polvere di cadere o essere soffiata via.

TURNO 2
E' solo a metà della carica ora che richiama a sé il polso, per puntare la canna dell'arma verso l'alto, poco inclinata in avanti. Alla bocca della stessa viene accostato il beccuccio del corno e rimuovere il pollice posto a chiusura dello stesso. La polvere torna a discendere, in una quantità ben maggiore di quella posta nello scodellino dell'arma, depositandosi sul fondo stesso della canna. Flusso anche questo che viene interrotto nuovamente dal pollice per tutto il tempo necessario affinché la punta del corno venga rivolta verso l'alto, di modo da riposizionare il tappo e chiuderlo definitivamente dopo aver posto l'ultima carica di polvere da sparo. La mancina và adesso a recuperare la pallottola dalla bisaccia, avvolta dalla borra, e infilandola nella bocca della canna. La stessa ovviamente non scorre, impedita in questo proprio dalla carta che l'avvolge. Impilata la pallottola, la mancina corre allo scovolo infilato nella sede direttamente sotto la canna. Estrattolo, viene infilato nel cilindro in metallo che forma la canna , la punta mandata incontro alla pallottola spingendola sempre di più verso il basso, fin quando non arriva a depositarsi sul fondo della stessa. Dunque lo scovolo viene estratto e riposto nella sua sede. L'arma oramai quasi totalmente pronta a sparare.

TURNO 3
Il braccio destro e, di conseguenza, anche la mano armata della pistola viene abbassato. La carta, dando ulteriore spessore alla pallottola impedisce alla stessa di scivolare via dalla canna. Unitamente la polvere stessa viene fermata dalla carta, così che non possa cadere. L'arto è però sempre vicino al corpo, serrato contro lo stesso, anche ora che l'arma non risulta più puntata in verticale verso l'alto. Punta avanti, appena alzata. La mancina dirige ora verso il cane in cui una morsa provvede a tenere stretta la pirite. Il piccolo pomo posto in punta viene agganciato dal taglio della mano. La pistola tenuta ben ferma mentre questo viene spostato indietro, in posizione di carica, il meccanismo che scatta un paio di volte prima di arrivare alla sua sede. Con gli occhi ha già individuato il bersaglio verso cui dirigere l'arma e dunque comincia a puntarlo. La canna viene rivolta in quella direzione, il bordo superiore della volata fermo all'altezza dell'obiettivo oramai non troppo distante. Il braccio disteso, ma non iperesteso in avanti. Mantiene un po' di piegatura per assorbire meglio il contraccolpo dettato dallo sparo. Sguardo assottigliato sul bersaglio, mentre lo segue nei suoi movimenti, cercando di anticiparne la posizione muovendo l'arma per avere una migliore mira sullo stesso per aprire il fuoco.

TURNO 4
Assicuratosi della massima precisione del tiro, o almeno di quella che crede tale, si prepara a sparare. L'indice è rimasto sempre fermo sul grilletto, non esercitando nessuna pressione contrariamente a quanto va a fare adesso. L'anticipo è ricercato in funzione anche del tempo che intercorre tra la pressione dello stesso ed il momento esatto dello sparo. Segue per qualche altro momento il bersaglio, prima che con l'indice destro vada a premere sul grilletto. Se la parte allo scoperto viene tirata indietro, quella nascosta muove in avanti. Il dente interrompe l'azione di bloccaggio sulla ruota zigrinata e libera allo stesso momento l'ingranaggio che mantiene il cane armato. Quest'ultimo muove in avanti con un movimento semicircolare fino a quando non s'interrompe. E lo fa nel momento esatto in cui la punta della pirite va a sbattere contro la ruota che gira, generando le scintille che andranno ad incendiare la polvere nera posta nello scodellino la cui protezione è stata aperta, spinta in avanti per via della percussione sviluppata dal cane stesso contro quella. La polvere brucia rapidamente, in un istante, sviluppando assieme ad una densa nuvoletta biancastra una serie di piccole scintille che, passando da un piccolo foro sul termine della canna, innescano la polvere dentro la stessa. La combustione che ne nasce incendia la polvere e la pressione generata dall'esplosione si concentra nel ridotto spazio presente tra la stessa e la pallottola all'interno della canna. Le fiamme generatesi bruciano in un secondo la carta che avvolge il proiettile e proprio su questo tutta l'energia accumulatasi va a far pressione in maniera violenta, spingendola verso l'uscita dalla canna. Un tragitto non troppo lineare, piccoli scossoni accompagnati da leggerissimi tintinnii metallici che, se non fosse per il rumore, potrebbero consentire di seguire il veloce tragitto che la pallottola compie lungo quel cilindro d'acciaio. La vampata che si sviluppa dalla volata è tale da coprire per un attimo la visuale, preannunciando l'uscita del proiettile stesso che dirige ora verso il bersaglio precedentemente designato.


ARCHIBUGIO
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Arma da fuoco portatile dal meccanismo piuttosto semplice. Tanto semplice è il modo di carica quanto pesante è l'arma in relazione alle sue dimensioni. L'innesco della polvere avviene tramite l'accostamento alla stessa di una miccia lenta (più lenta di quella da cannone) incastrata nel cane che, scattando avanti a seguito della pressione del grilletto, apre lo scodellino ed avvicina la scintilla alla polvere, innescando la reazione che dà luogo allo sparo. Solitamente si prende la mira con l'ausilio di una forcella su cui poggiare l'arma prima di far fuoco, non essendo l'archibugio in molti casi dotato di protezione per la canna lunga quanto la stessa.

L'esempio prende in considerazione l'utilizzo di una forcella per sostenere l'arma durante lo sparo.
L'esempio prende in considerazione una borra in semplice carta. (Per descrizione “Borra” vedere paragrafo su “Pistola a ruota”
L'utilizzo dell'archibugio prevede che l'azione sia divisa in 4 parti (2 per la carica, 1 per la mira, 1 per il fuoco), una per turno

AZIONI AL PRIMO TURNO:
-Caso speciale: nel caso si utilizzi una forcella per sostenere l'arma durante il fuoco, bisognerà prima smontarla dalla stessa.
-Versamento della polvere da sparo nella canna
-Inserimento della pallottola avvolta nella borra
-Recupero scovolo
-Pressione della pallottola verso il fondo della canne

AZIONI AL SECONDO TURNO:
-Estrazione scovolo
-Armamento del cane
-Caso particolare: se la miccia che sporge verso lo scodellino è consumata, spingere avanti la miccia e farla scorrere nell'anello del cane che la ferma
-Apertura scodellino
-Versamento della polvere da sparo nello scodellino
-Chiusura dello scodellino

AZIONI AL TERZO TURNO:
-Mira
-Caso speciale: se si usa una forcella per sparare bisogna strutturare l'azione in:
-Piantare la forcella
-Appoggiare l'archibugio sulla stessa
-Prendere la mira

AZIONI AL QUARTO TURNO:
-Fuoco

ESEMPIO DI AZIONE SCORRETTA
Smonta l'archibugio da sopra la forcella, sollevandolo con l'ausilio del solo arto destro. La forcella continua ad essere stretta nella sinistra nel tempo necessario affinché le mani si accostino tra loro e questa possa essere trattenuta dalla destra insieme al fucile. Poggia il calcio sul terreno, fissandovelo bene per tenerla stabile mentre avvia l'operazione di ricarica dell'arma. La miccia continua a produrre un basso sibilo bruciando molto molto lentamente. La mancina ora libera dirige al corno che porta appeso al collo, sfilandolo dallo stesso e aprendone il beccuccio con il pollice. Rivolto all'insù, per non far scivolare via la polvere. Ne versa una parte nella canna e subito dopo richiude il corno, così da avere la mano libera per poterla mandare alla scarsella e recuperare una pallottola avvolta dalla borra di carta. Anche questa mandata giù per la canna, attraverso la quale non scorre perfettamente dato l'impedimento della borra stessa. Dunque va recuperando l'astina dalla sua sede sottocanna, usandola per premere sul fondo dell'arma la polvere e la pallottola. Fatto questo la ripone e dunque solleva nuovamente l'archibugio, prendendolo sotto il braccio destro e sostenendolo dal paracanna stesso. Dritto, mentre il pollice preme sul cane spingendolo avanti, allontanandolo la miccia dallo scodellino in cui va a mettere una piccola dose di polvere fine. La miccia continua a bruciare lenta anche adesso che ripone tutto a posto, afferrando nuovamente la forcella per piantarla a terra e poggiare l'arma nella biforcatura. Utile sostegno mentre prende la mira sul bersaglio, cercando di inquadrarlo al meglio prima di premere sul grilletto. Il meccanismo scatta ed il cane torna indietro, avvicinando la miccia alla polvere fine che si innesca. Ne parte una piccola fumata bianca insieme alle scintille che, insinuandosi in un piccolo foro alla base della canna, innescano la polvere a grana grossa e dà il via alla combustione a seguito della quale la pressione dei gas generati spinge via la pallottola dalla canna. La vampata della fiamma brucia la carta e fa scaturire una densa e più grande nuvola biancastra che ne avvolge il viso mentre il colpo parte.

ESEMPIO DI AZIONE CORRETTA
TURNO 1
La nuvola biancastra formatasi a seguito dello sparo avvenuto ancora l'avvolge mentre la mandritta serra con forza la presa sul calcio per sostenere al meglio il peso dell'arma mentre viene smontata dal supporto costituito dalla forcella. Il braccio destro si abbassa mentre la forcella, ancora sostenuta dalla mancina, viene inclinata appena indietro per favorire il movimento al termine del quale la canna dell'archibugio risulterà puntata in obliquo verso l'alto. Fermo restando il sostegno della forcella, la mandritta cambia posizione sull'arma per andare a sostenerla in prossimità del termine anteriore del calcio di modo che il fondo di questo possa essere poi poggiato in terra per mettere l'arma in posizione verticale, perpendicolare la terreno. La forcella viene dunque piantata nel terreno così da poter usufruire liberamente dell'arto mancino che dirige verso il corno di polvere nera che porta appeso al collo. Viene rivolto verso l'alto mentre il pollice preme sul beccuccio di modo da rimuovere il tappo. Una dose di polvere a grana grossa viene riversata della canna, in una misura ben precisa affinché non risulti né troppa, né troppo poca. A seguito il corno viene richiuso e riportato a ciondolare davanti al petto e la mancina adesso corre alla scarsella per recuperare una delle pallottole avvolte dalla borra di carta. Viene compressa nella mano per farla ben aderire alla pallottola stessa la carta prima di venire impilata nella canna. La palla di piombo non vi scorre liberamente dato lo spessore aggiunto dalla borra e dunque rimane ferma al punto massimo in cui il dito può spingerla all'interno. Impilata la pallottola e tornato ad avere la mano libera, la stessa dirige allo scovolo per estrarlo dalla sua sede sotto canna ed infilarlo dentro la canna stessa per cominciare a premere ciclicamente con lo stesso, spingendo sempre più a fondo la pallottola avvolta dalla borra fin quando questa non arriva a poggiare sulla polvere depositatasi sul fondo della canna, quindi sulla culatta del fucile.

TURNO 2
Si assicura d'aver premuto bene il tutto sul fondo prima di estrarre lo scovolo dalla canna e andare dunque a riporlo nella sua sede. Non si sente sballottare all'interno della canna stessa, la pallottola che ha acquisito spessore grazie alla borra ancora ferma sul fondo della stessa. La mano destra è rimasta ben serrata in prossimità del limitare superiore del para canna dell'archibugio stesso, sostenendolo nella sua posizione verticale durante tutta la fase di caricamento. Continua a farlo anche ora che lo scovolo viene riposto, finendo poi con lo scorrere verso il basso fino alla metà della protezione della canna stessa, venendo sostituita dalla mancina. Entrambe le mani ben serrate attorno all'arma andranno adesso a sollevarla da terra. La sinistra rimane ferma sulla cima, la destra che vi esercita il tocco necessario a non farsela scappare di mano senza doverla stringere con forza, facendo scorrere l'arma nell'arto finché questo non arriva all'altezza del grilletto. Altezza alla quale si ferma, ponendosi poco più avanti allo stesso per tornare poi ad avvolgere la parte inferiore dell'arma, il calcio infilato tra il braccio ed il corpo, primo ben serrato contro il secondo a garantire un supporto stabile mentre la mancina si dirige verso la serpentina dentro cui passa la miccia lenta, tirandola avanti fino alla posizione di blocco, armandola. Nello scodellino dell'arma andrà a riversare una piccola dose di polvere fine presa da un altro corno, sempre con l'ausilio della mancina. Accuratamente dosata per non essere in quantità troppo esagerata, ma nemmeno insufficiente.

TURNO 3
Dopo aver riversato nello scodellino una minima quantità di polvere da sparo fine, quando basta per garantire l'innesco, torna a richiudere il corno della polvere per riporlo in seguito nella scarsella dove tiene anche il resto del necessario al caricamento dell'arma. Arma il cui calcio è ancora tenuto premuto contro il corpo dal braccio, con la mano che ancora la sostiene dalla parte inferiore mentre la mancina ripone il tutto. La stessa va poi recuperando la forcella dal terreno, estraendola sollevandola con un colpo secco verso l'alto. Viene riposizionata frontale a lui, ad una distanza corrispondente a circa la metà della lunghezza del suo braccio, inclinata indietro per permettere un rapido e comodo appoggio dell'arma nella biforcatura stessa prima che venga fissata nel terreno, garantendo maggiore stabilità nella fase di mira. Fase in cui ha già adocchiato il bersaglio prescelto, seguendolo con lo sguardo per qualche momento mentre la mano scivola verso il lato destro dell'arma. Palmo poggiato contro lo stesso, pollice posizionato al margine anteriore del calcio, poco dietro la culatta. Indice e medio sul grilletto e le altre due dita poggiate morbidamente sul legno. Le dita della mancina si allungano un poco per recuperare la miccia, stringendola fra medio e anulare per non lasciarla a dondolare in balia di scossoni. L'estremità accesa continua a bruciare lentamente, pronta a venire a contatto con la polvere nello scodellino. L'occhio viene allineato al terminare della canna, la guancia poggiata contro la parte sinistra del calcio, volto distante dallo scodellino per evitare che la fiammata vada a lambire il viso al momento dello sparo.

TURNO 4
Segue il bersaglio muovendo l'arma di rimando, tenendolo sempre sotto mira. Pronto al fuoco, cerca un po' di anticipo sulla traiettoria dello stesso per essere sicuro che il colpo vada a segno. Sicuro della direzione del colpo, spara. Le dita premono sul grilletto, azionando il meccanismo che porta il cane con la serpentina a compiere un arco in senso orario, discendendo fino a bloccarsi contro il bordo dello scodellino. La miccia accesa innesca la polvere, provocando una piccola fumata bianca illuminata dalle scintille. Scintille che trovano la loro via in un foro posto a lato della culatta, da cui entrano arrivando a innescare la polvere contenuta sul fondo della canna stessa. Prende immediatamente, innescata produce una fiammata che consuma in meno di un secondo la borra che avvolge la pallottola. La pressione dei gas creatisi a seguito dell'esplosione della polvere, chiusa in quel piccolo spazio, preme con forza sulla pallottola stessa spingendola verso l'uscita della canna. La pallottola tintinna, sobbalza dentro il cilindro di ferro, non avendo più niente a far spessore. Sobbalza ancora fino a che non fuoriesce, dirigendo a tutta velocità contro il bersaglio puntato.